Il pane dei panini
A Putifigari, dove vivo, piccolo e grazioso paese di 700 abitanti, posto sulle colline dell’entroterra di Alghero, in Sardegna, alle 6 del mattino, tutti i giorni, escluse le domeniche e poche sparute festività irrinunciabili, si spande nell’aria e ci avvolge, il profumo del pane cotto nel forno di paese.
E’ un profumo pieno di storia, di vita, di forza. E’ commovente.
E’ un profumo che tutti dovrebbero conoscere; come un suono di campane, un canto di gallo, l’erba tagliata, la terra bagnata, il gelsomino e il rosmarino, il mare, l’uva, il mosto, la cantina e il vino, la torta di mele, l’arrosto, il caffè, la salsa di pomodoro.
Noi siamo questo. Oppure sto invecchiando e rimbambendo; vagheggio, mai verbo fu più desueto e anche desueto non è uno scherzo, di un mondo che non c’è più?
Nel Seicento proto illuminista, in particolare nel Nord Europa, protestante e dinamico, era abitudine comune dipingere i mercati, i prodotti, il lavoro, che erano indici di ricchezza e prosperità.
Nel 1681, Job Berckheyde, famoso pittore olandese, dipinge Il fornaio, conservato a Worcester, Art Museum.
Il fornaio suona il corno per avvertire i clienti che una nuova infornata di pane è pronta, per richiamare la loro attenzione.
Le semplici pagnotte, base dell’alimentazione, rappresentano un segno di Provvidenza divina.
Il pane lavorato rappresenta simbolicamente la vita umana con le sue tribolazioni e difficoltà.
La vita umana è l’insieme del volere divino e delle azioni dell’uomo?
Il dipinto è molto bello, tutto costruito sui colori del pane!