The story of Sandwich...first step!
Quando compare il sandwich in Italia? La questione non è solo gastronomica perché i principali dizionari italiani ne attestano molto tardivamente l’uso, nel secondo ottocento. Chi avanza la data 1874 e chi la posticipa al 1890 citando Il Corriere della Domenica. I ricettari italiani ottocenteschi importanti, prima di Pellegrino Artusi, lo trattano marginalmente perché rivela un modo di far cucina semplice e sbrigativo ed è difficile da inserire in un pranzo. Fra le primissime testimonianze, citiamo La cuciniera di città e di campagna di Audot, pubblicata a Torino nel 1845. Traduzione di un testo francese, ristampato ininterrottamente dal 1818, comportava un capitolo sulla cucina inglese (con sole sette ricette) fra cui questi :
Sandwichs
Preparate fette sottili di pane raffermo e imbutiratele leggiermente. Sulla loro metà ponete uno strato sottile di filetto di bue, prosciutto cotto, lingua investita, pollame o selvaggina, ottimo formaggio d’Italia (come dicono i francesi, e che consiste in carne di porco pesta e condita a un di presso come la salsiccia e cotta al forno in una forma che le dà la figura d’un formaggio e che mangiasi calda e fredda) e inoltre ripieno fine o spremuto di pollame, poi ricopritelo coll’altra metà della fetta, stringendo per assottigliarle, indi servitele da colazione o nelle cene.
Il formaggio d’Italia è descritto dall’editore-traduttore e rappresenta l’apporto francese al sandwich. L’elenco degli altri ingredienti è generico al punto che esso riceve qualsiasi tipo di carne ed è ripetibile ovunque. Se le carni, in Italia, nel 1845, qualificavano una società privilegiata e abbiente, tanto più se servite in margine o all’inizio di un pranzo e di una cena, la loro varietà ne allargava potenzialmente il consumo.
Il sandwich penetra dunque in Italia dalla Francia mantenendo nome e origine, accogliendo ingredienti allogeni ed autoctoni e grazie ad essi ricevendo una seconda e una terza identità.