I cinque sensi
Abbiamo discusso a lungo in questi ultimi tempi e concordato che dobbiamo goderci il buon cibo e la buona tavola, il buon vino in modo meno serioso e professionale; un approccio mai troppo intellettuale e critico, non viziato da una sorta di deformazione professionale. Vorrei dire con leggerezza!
Stanchi di discussioni inutili e noiose di chef filosofi!
Vogliamo Guardare la bellezza
Odorare i profumi
Toccare le consistenze
Gustare i sapori
Ascoltare il rumore del cibo,
con leggerezza “sostenibile”.
Ora pensiamo al pane, simbolo antropologico per eccellenza. Pane e companatico.
Pane come base e poi quello che c’è!
Il profumo del pane appena sfornato, le sue innumerevoli consistenze, dal morbidissimo al compatto, duro.
I diversi sapori che dipendono dalle differenti farine e dai condimenti che si aggiungono all’impasto.
Il rumore croccante del pane spezzato e condiviso.
Ecco i cinque sensi e aggiungo il sesto che è forse l’insieme dei cinque; la capacità di cogliere un’emozione, un’intuizione.
Eccoli allegoricamente raccontati da Jacques Linard, dipinti nel 1638.
E’ conservato a Strasburgo, Musée des Beaux Arts.
Il tema è frequente nella pittura del Seicento: oltre l’apparente natura morta si cela l’allegoria dei cinque sensi.
La scelta dei soggetti rimanda ad alcuni forti simboli di carattere religioso, come la melagrana o il fico.
Sul piano mistico i cinque sensi rappresentano sia la base della conoscenza, che la strada verso il peccato.