Il panino del boy scout
Pietro Cheli, vice direttore di Amica, è un giornalista con la inusuale dote di saper leggere gli avvenimenti anche in modo trasversale, riconoscendo pertanto anche alla moda una vocazione visionaria e non solo shopping-compulsiva. Anche sul cibo lo sguardo di Amica è diverso, capace di trasformare prodotti familiari in icone e viceversa. Per questo, dopo aver divorato l’ “Amica Kitchen” di giugno scorso, stiamo aspettando con trepidazione la sua versione “fall-winter”. L’occasione mi è parsa irrinunciabile per interrogare Cheli sul panino, un’ icona pop che racconta il suo tempo.
Che cosa associa alla parola panino?
Le escursioni che facevo quando ero boy scout.
Il suo primo ricordo legato a un panino?
Io che mi taglio un dito aprendo una michetta nella cucina di casa.
L’ultimo che ha mangiato?
Ieri con il prosciutto cotto alla mensa aziendale.
Un panino che non mangerebbe mai?
Tutti quelli con più di due ingredienti nella farcitura.
Il panino italiano è diverso dagli altri, perché?
Perché il made in Italy è una via al piacere.
Una ricetta di panino ambasciatore del made in Italy?
Con un salume o un formaggio tipico.
Il panino tra 20 anni?
Più leggero (purtroppo).
Se lei fosse un panino?
Spesse fette di pane crostoso con prosciutto cotto o crudo, non troppo salati.