GELATO E PANINO SONO TERMINI INTRADUCIBILI
Federico Grom: 42 anni, torinese. AD e co-fondatore di “GROM – Il gelato come una volta”. Dopo una laurea in economia e alcuni anni di lavoro come manager finanziario, nel 2003 inaugura, insieme all’amico e socio Guido Martinetti, la prima gelateria Grom, in P.za Paleocapa a Torino. Oggi le gelaterie Grom sono oltre 60 in Italia e nel mondo e i due amici possono contare su circa 600 collaboratori. Per Grom, Federico gestisce la finanza aziendale e si occupa dei luoghi in cui potete assaggiare il gelato Grom, i negozi, e del benessere dei ragazzi che vi lavorano. Nel 2012 Guido e Federico hanno raccontato la loro avventura nel libro “Grom. Storia di un’amicizia, qualche gelato e molti fiori”, edito da Bompiani.
D. Che cosa associa alla parola PANINO?
R. Da gelataio mi affascina ogni tipo di street food; il panino, come il gelato, è un cibo goloso e semplice, ma non per questo non va preso sul serio. Io, come forse tutti, lo associo alle gite in montagna, ai pranzi sulla spiaggia, alla merenda da bambino e alle pause veloci nelle peggiori giornate di lavoro. Un amico fidato, insomma
D. Il suo primo ricordo legato a un PANINO?
R. Non saprei dire quale sia il primo panino che ricordo, ma il più evocativo è sicuramente pane, burro e marmellata che mangiavo per merenda dalla nonna. Un cibo di una semplicità assoluta che ha il sapore dell’infanzia, della tenerezza, della cura … delle cose buone!
D. L’ultimo che ha mangiato?
R. Sinceramente non mi viene in mente, a quanto pare niente di memorabile.
D. Un PANINO che non mangerebbe mai?
R. Se c’è una cosa che mi ha insegnato Guido (Martinetti, mio amico e co-fondatore di Grom) è che la curiosità è un valore fondamentale per quanto riguarda l’approccio al cibo. Là fuori è pieno di sapori straordinari - alcuni familiari, altri insoliti - che aspettano solo di essere assaporati: tirarsi indietro è segno di scarsa apertura mentale. Non c’è niente quindi che non proverei mai a priori, ma forse tenderei a evitare i panini imbustati che si vedono tristemente schierati all’interno di certi distributori. Direi che si può applicare la stessa regola che è alla base del nostro gelato: pochi ingredienti, ma buoni!
D. Il PANINO ITALIANO è diverso dagli altri, perché?
R. Mi perdonerete un altro paragone con il mio campo, ma come “gelato” non è la traduzione di “ice cream”, ma un prodotto unico che da questo si distingue per il minor contenuto di aria e di grassi, così “panino” non è la parola italiana per “sandwich”. Anche in questo prodotto abbiamo voluto metterci l’estro tipico del nostro paese: due fette di pane fresco riempite di salumi e formaggi … così semplice e geniale che solo gli italiani potevano inventarlo.
D. Una ricetta di PANINO ambasciatore del made in Italy?
R. Le ricette sono il lavoro del mio socio, ma da piemontese direi il panino alla Salsiccia di Bra. Due fette di ciabatta con in mezzo solo salsiccia cruda di Bra. Semplice, ma unico.
D. Il PANINO tra 20 anni?
R. Spero che, come sta accadendo in ogni ambito del food, ci sarà un approccio più consapevole anche a un cibo apparentemente frivolo come il panino. Basta con il classico “toast sottiletta e non meglio identificato prosciutto cotto”, sì a al pane di Altamura con toma di Murazzano e crudo di Cuneo!
D. Se lei fosse un PANINO...?
R. Direi che sarei un classico pane burro e acciughe.