IL MIO PANINO NEL BENTO
Mio Kasuya, Giapponese, è amante dell’Italia da quando ha cominciato a studiare canto lirico a 15 anni. Questo amore è cresciuto durante 5 anni trascorsi a Milano dove musica, cibo, cultura e storia d’Italia si sono perfettamente amalgamati insieme alla vita di tutti i giorni. Prima di scegliere di trasferirsi a Milano, Mio ha voluto prima conoscere altre città d’Italia ma solo a Milano ha trovato l’atmosfera più simile a Tokyo. Oggi Mio vive in Giappone e alla passione della musica ha aggiunto quella per le eccellenze enogastronomiche Italiane che aiuta a promuovere tra i Giapponesi.
D. Che cosa associa alla parola PANINO?
R. Comodità e bontà, mangiare un buon panino prima di una lezione o un concerto mi ha sempre dato soddisfazione pur avendo poco tempo per consumare un pasto.
D. Il suo primo ricordo legato a un PANINO?
R. E’ un ricordo dell’infanzia, mia mamma era solita prepararmi un panino da portare a scuola nel “bento”, un contenitore di plastica che racchiude la merenda da consumare in classe nella pausa pranzo.
D. L’ultimo che ha mangiato?
R. Il Tartufo di Panino Giusto che ho mangiato nel locale di Tokyo.
D. Un PANINO che non mangerebbe mai?
R. Un panino con un pane troppo duro e del formaggio dal sapore troppo forte.
D. Il PANINO ITALIANO è diverso dagli altri, perché?
R. Perché è preparato con ingredienti, a cominciare dal pane, completamente diversi per gusto, qualità e leggerezza rispetto agli altri panini, sandwich e hamburger che ero invece abituata a mangiare in Giappone.
D. Una ricetta di PANINO ambasciatore del made in Italy?
R. Metterei gli ingredienti che mi piacciono di più, ovvero prosciutto crudo, rucola, parmigiano reggiano e olio extra vergine d’oliva.
D. Il PANINO tra 20 anni?
R. Non potrà prescindere dai prodotti italiani di qualità e da un pane leggero e altamente digeribile.
D. Se lei fosse un PANINO?
R. Un panino che si sposa perfettamente con buon Chardonnay Siciliano