L'ESSENZA DELL'ACCUDIMENTO
Sara Porro vive a Milano e scrive di cibo, viaggi e costume per “Amica”, “Dispensa”, "Dissapore", “Fine Dining Lovers”, “New York Magazine”, “La Repubblica”. È uno dei fondatori del sito “Sauce Milan” . Nel novembre scorso ha pubblicato "Giuseppino", biografia scritta a quattro mani del giudice di MasterChef Joe Bastianich (Ed. Utet) Qui se ne può avere un assaggio. L’ho intervistata perché ricordavo di aver visto una sua foto (di Bob Noto!) mentre fa la scarpetta.
D. Che cosa associa alla parola PANINO?
R. “GITA!” Sono alle elementari, siamo partiti per una scampagnata, faremo e vedremo meraviglie, ma con una certa ripetitività il mio pensiero torna al panino che ho nello zainetto, ben incartato da mia mamma.
D. Il suo primo ricordo legato a un PANINO?
R. Quello preparato come merenda da mia zia Marisa che abitava sul nostro stesso pianerottolo e che, al contrario di mia madre, non lavorava: prosciutto cotto, un velo di maionese e ciuffetti di songino. L’essenza dell’accudimento.
D. L’ultimo che ha mangiato?
R. Ieri, fatto da me: pane di campagna tagliato in due e grigliato in forno, poi farcito con fettine di avocado (l’ultima mia ossessione), uovo strapazzato e salmone affumicato.
D. Un PANINO che non mangerebbe mai?
R. Quello da fast food, e non (solo) perché non mangio carne.
D. Il PANINO ITALIANO è diverso dagli altri, perché?
R. Che sia diverso è già un fatto riconosciuto negli Stati Uniti dove lo chiamano PANINI (con questa loro tendenza a pluralizzare i singolari, come salami, zucchini..) ed è sinonimo di “piatto italiano”. Dagli USA passano tutte le mode alimentari del mondo prima di arrivare da noi, è successo con la cucina cinese e giapponese e, anche se sembra un paradosso, saranno gli americani a spiegare agli italiani che il nostro panino è un piatto completo, con una precisa e irripetibile identità!
D. Una ricetta di PANINO ambasciatore del made in Italy?
R. Una bruschetta come Dio comanda: crostone di buonissimo pane “spesso” e una verdura tipicamente territoriale, come la cima di rapa, saltata in padella con olio extra vergine di oliva: THAT’S PANINO!
D. Il PANINO tra 20 anni?
R. È un auspicio che l’ossessione da carboidrato killer venga ridimensionata e che si mangerà meno carne e meno pesce, in favore delle verdure.
D. Se lei fosse un PANINO…?
R. Sarei uno di quei panini che mentre li mangi combini un po’ di pasticci, gli ingredienti vanno da tutte le parti, ma il tutto con una certa soddisfazione. Un panino “non da signorina”, ecco.